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      E perchè il governo provvisorio non contrattava un imprestito con una banca di Genova, di Francia, inglese od americana, offrendone a garanzia l'ubertosa terra lombarda, i di cui ricchi proprietari erano tutti pronti a lasciarne ipotecare una considerabile porzione? Rifiutato questo spediente, il tesoro prolungò la sua sussistenza con mezzi termini. Volle esigere quattro termini della imposta prediaria: creò una imposizione sui capitali presi a mutuo gravandone il debitore, non il creditore. Una tale misura gravi danni al commercio accagionò, chè questo sul credito principalmente si fonda, al credito s'affida, ed in tal modo si giova dei capitali altrui. I negozianti ed i proprietari, che per non poter colle sole loro rendite supplire a tutti i loro bisogni, s'erano trovati nella necessità di prendere a mutuo una somma, si trovarono così aggravati d'una novella imposta impreveduta, fatale alla loro economia. Col tempo tale gravezza sarebbesi equamente ripartita fra il creditore ed il debitore diminuendo l'interesse; ma la improvvisa sua imposizione non cessava per questo di portare uno sconcerto nelle sostanze e negli affari. Fu insufficiente il prodotto di questa nuova imposizione: il governo provvisorio ricorse alle chiese: argenterie e preziosi reclamò: non ebbe quattro milioni. Sgraziatamente l'utile di tali spedienti fu passeggero: mancava una buona e saggia amministrazione per regolare le spese ordinarie: non vi era un fondo di cassa per supplire alle straordinarie della guerra: le casse furon ben presto esauste.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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