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      L'armata Austriaca non tardņ a sortire quasi tutta da Verona, dove stava rinchiusa, e a marciare su Vicenza. Preso Rivoli, dopo un sanguinoso combattimento, Carlo Alberto mandava a Durando un corriere; domandavagli per quanti giorni difender potesse Vicenza. «Sei, o sette giorni» rispose il generale: a tal risposta Carlo Alberto si dava tempo, e sue misure prendeva per mandarvi soccorsi(9). La fiducia, che i Vicentini avevano nell'armi romane riposta, avrebbe forse scemata la loro attivitą: o forse pensaron essi, che la salute della loro cittą non dipendeva ormai pił da loro soltanto, e dal loro coraggio? Si dovrebbe crederlo alla celeritą con che gli Austriaci si resero padroni delle alture, che dominano la cittą. Questo fu danno; v'era il rimedio. Parve di differente parere Durando: non appena qualche bomba nemica fu lanciata in cittą, faceva egli spiegare la bandiera bianca muto segnale della resa di qualunque piazza o cittą. Non se ne avvidero appena i cittadini, che sforzarono il generale a ritirarla, e a continuare la zuffa: ma nel furor delle pugna ricomparve da un altro lato delle mura. Avvertiti i vicentini, che si stava per segnare la capitolazione, furibondi tirarono a pił riprese contro quella bandiera in fin che cadde. Spariva il segno - restava la cosa: l'onta era consumata: dopo una qualche ora di combattimento si consegnava una cittą con un'armata fra le sue mura a difenderla bastante; e a poche miglia un'altra a soccorrerla prontissima. Le condizioni della capitolazione sono note.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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