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      I repubblicani unitari rifiutavansi: lento, e poco sicuro un tal procedere dicevano: dubbio sempre, che i popoli dell'Italia centrale e meridionale avessero fatta causa comune: e che contro i propri sovrani insorgere volessero, per darsi alla casa di Savoia dippoi. Dichiaravano solo per unanime slancio di tutti i suoi popoli pronti a distruggere il passato per costruire su basi novelle un'ęra novella, poter esser salva l'Italia: a libertā, - indipendenza - unitā dover correre il popolo. L'unione della Lombardia, e della Venezia al Piemonte, la separazione della Sicilia da Napoli non li sturbava. Poco curavansi dell'unione, o dello smembramento di un qualche Stato, o provincia: un movimento volevano, e questo di tutti gli Italiani contro il provinciale sistema tendente a rendere una l'Italia. Sulla dichiarazione stessa di Carlo Alberto, di non voler nulla accettare dai Lombardi prima che fossero cacciati gli Austriaci, si fondavano: solo lor scopo di condurre il popolo a punto tale da potere, a momento venuto, con cognizione di causa pronunciarsi. Promettevano rispettare il suo voto qualunque ei fosse e servire la monarchia costituzionale se per libera, e ponderata scelta del popolo, accettata.
      L'accordarsi con i repubblicani federalisti era pių difficile impresa. Tutte le azioni dei Lombardi e dei Piemontesi da falso principio partire, al falso appoggiarsi, aver per scopo una chimera pretendevano. Un tal partito poteva essere funesto alla liberazione d'Italia, di cui sola forza era l'armata Piemontese: ma Cattaneo, che ne era alla testa, non č uomo intrigante, nč ambizioso, od irrequieto.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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