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      Lo stesso soldato piemontese perdeva quel suo entusiasmo da inutili fatiche, che lontano dall'inimico sopportar doveva, tristemente annoiato. Che, se l'armata piemontese può aver delle giuste lagnanze - le abbia contro il solo governo provvisorio. Le autorità comunali, ai loro posti confermate, erano in gran parte creature dell'Austria, dall'Austria assoldate: perciò ben sovente viveri all'esercito piemontese destinati caddero in mano dell'inimico: perciò Radetzky d'ogni più piccolo movimento dell'armata, italiana informato, da ciò la diffidenza, che doveva ben presto dividere due popoli, dalla cui unione soltanto la salute d'Italia dipendeva.
      Ai confini, dai nostri volontari guardati, prendea tutt'altro aspetto la guerra: è gloria loro, se l'austriaco non valse ad aprirsi il passo là, dove la corona delle Alpi tirolesi, che Brescia dominano, Bergamo e Salò, valorosamente difendevano que' prodi. Di mancanza d'unione e di indisciplinatezza i volontari si accusavano: veramente, cominciate le ostilità, per lunga pezza di tempo i comandanti Manara - Anfossi - Thamberg - Griffini - Thorres - Borri ed Arcioni eransi trovati a sè stessi abbandonati - liberi di diriger le loro colonne per dove lor meglio sembrasse, altra guida non avendo, che il loro talento - altro capo, che la loro inspirazione. Corse infine la voce dell'occupazione del Tirolo: il governo provvisorio, temendo la confederazione germanica, investì del comando delle colonne al confine il generale Allemandi, piemontese di nascita - svizzero d'adozione.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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