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      A stretto rigore non si poteva dire, che due partiti esistessero in Milano. I repubblicani avevano abbandonato il pensiero di repubblica, si contentavamo mantener la loro superiorità in teoria: il giornale di Mazzini era l'organo loro: ancor non pensavano giunto il momento di porre in pratica le loro dottrine. Il ceto medio era rappresentato dalla guardia nazionale: questa s'era costituita, in assemblea deliberante, mandava una o due volte in settimana suoi deputati a quel governo provvisorio, faceva sue rimostranze, lo consigliava(16). Oltre i repubblicani, che di buon animo attendere volevano, e del ceto medio, che si sforzava di scuotere il governo provvisorio da quello stato di apatia in che giaceva, il popolo si faceva onore, ed a lodarsi egli è pel suo buon senso, pella sua encomiabile moderazione. Egli ben conosceva tutti i torti del governo provvisorio, e tutti i danni che recava alla sua causa: se con pazienza sopportò una dominazione al bene del paese tanta funesta, solo ei lo fece perchè più di tutto teneva a non dar gioia all'inimico per intestine discordie, mentre alle porte fervea la guerra: ben sel sapeva doversi un nuovo governo sostituire a quello del 22 marzo: questo di uomini ardenti e d'energia doversi comporre e tali patriotti esser forza lo sceglierli fra i ranghi repubblicani. Ora il popolo così ragionava: «Se noi, rovesciato il governo, ne formiamo uno di repubblicani, che si dirà di noi? Anticostituzionale, antipiemontese si griderà il nostro movimento: nascerà la discordia fra i piemontesi ed i lombardi, fra costituzionali e repubblicani: la nostra disunione sarà gioia dell'Austria.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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