Pagina (72/169)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Dio gliene renda merito.» Il popolo s'attendeva ad una officiale dichiarazione di Carlo Alberto, sperava, informato dell'arrivo del re, conoscere i suoi disegni quali fossero. Era a mezzo corso il sole: nessun proclama: ognuno sospetto. Il ceto medio e 'l popolo cangiaron discorso. «Č dunque il re alle porte? e se č vero, perchč nascondersi? perchč lasciarci allo scuro di sua venuta? Forse in noi non ha fiducia? E chi difenderą le nostre strade, le nostre piazze, chi guarderą le case, se non noi? Chi si terrą alle barricate? Forse vi saremo noi per nulla? E perchč adunque non ci rende avvertiti di quanto passa... di quanto resta a fare?»
      Volli assolutamente conoscere come la pensasse quell'infimo ceto, che l'alta societą volea pur freddo ed indifferente predicava: percorsi io stessa i quartieri pił poveri della cittą: entrai sotto l'umile tetto: interrogai l'artigiano da solo: lo studiai ne' crocchi, che sulle pubbliche strade si formavano; n'ebbi dovunque una sola risposta, conobbi in tutti un solo sentimento: irresistibile brama di finirla coll'austriaco, sicurezza d'un esito favorevole, non scevra di diffidenza nell'esercito Piemontese. «E che faranno lą a basso? mi diceva un uomo di una cinquantina d'anni, di forme atletiche, nei di cui tratti si leggeva un misto di bonomia e di astuzia: uno di quegli uomini, infine, nati per essere, come noi chiamiamo, capi di popolo: che faranno lą basso? diceva, attorniato da una folla di curiosi, additando colla mano la Porta Romana: son tutti muti, che nessuno viene a dirci nulla?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





Carlo Alberto Piemontese Porta Romana