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      Eppure dovriano cominciare una volta questi soldati del Piemonte: noi il nostro posto lo abbiamo gią - alle barricate: che la truppa dia che fare ancor per qualche giorno a quei croati.... dopo, a noi fratelli. Allora vedrete se tutti vi saranno... ci vedrete all'opra... pietra a pietra demolite le nostre case le getteremo su l'austriaco: dei nostri corpi faremo un monte... ma non li lasceremo passare. Era comune pensiero, che per sola loro fatalitą dovessero ritornare gli austriaci lą, dove un popolo inerme ne gli aveva cacciati: qui cominciņ la guerra, qui deve finire: noi abbiamo dato il primo moto, a noi l'ultimo colpo: era questo il grido universale.
      Convinta dell'ottima disposizione del popolo, mi portai al comitato di difesa per indurlo a far palesi, mediante un proclama, le risoluzioni del re e del governo, e le misure prese a difesa della cittą, le risorse tutte sulle quali contare poteva Milano, e concertare il modo per dimandare al popolo il suo concorso. Ebbi promessa, che s'avrieno seguiti i miei consigli. Ero ancora al comitato, quando venne altra gente a fare la stessa dimanda - ne ebbero la stessa risposta. Mi disse taluno, che era a temere una malintelligenza tra il re e il popolo: dicevasi al popolo «il re non si vuol battere per voi» si diceva al re «il popolo non si batterą». Vidi necessario prevenire il re contro tali falsi rapporti, e mi decisi tentarlo.
      Il re abitava provvisoriamente un piccolo albergo fuori di cittą: vi andai la stessa sera: parlai al suo segretario conte C........: il fine di mia visita gli esposi.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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