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      Solo chi ha vista la piazza d'armi di Milano, può farsi un'idea di quel sublime spettacolo: quando io arrivai, su tre de' suoi lati stava schierata la guardia nazionale, sul quarto, quei soldati piemontesi che erano rimasti di riserva in Milano; 33 bandiere rappresentavano le 33 parrocchie della città. I paesani accorsi erano riuniti in battaglioni: le guardie nazionali delle vicine città ordinate per comuni: trentatre pezzi di artiglieria con i loro carriaggi assicuravano le risorse della città, anche senza l'aiuto de' piemontesi: rinacque la fiducia nei presenti. Erano 30 mila le guardie nazionali colà radunate: molti capitani mi accertavano, che vi mancava ancora un terzo delle loro compagnie. Milano aveva adunque 50 mila guardie nazionali a sua difesa, uomini, donne, ragazzi, tutti erano pronti a vender cara la vita a pro della patria.
      Sfilavano le guardie a passo fermo e sicuro; silenziose, non abbattute in volto: s'udì il cannone, nessuno impaurì. Dalle otto al mezzogiorno il cannone continuò ad avvicinarsi: delle bombe furono lanciate in città. Come spiegare una tal sorpresa? Io no 'l potei giammai.
      La mattina del 4 agosto, si dicevano gli austriaci a cinque miglia da Milano, a poca distanza del parco d'artiglieria piemontese in Noverasco. Il re col grosso del suo esercito stava accampato fuori di Porta Romana e nei dintorni, precisamente dalla parte di Noverasco. Avriano forse gli Austriaci potuto avanzare sino alla Porta Romana senza trovar sulla via l'esercito Piemontese, e senza che del loro avvicinarsi ne fossero resi avvertiti i milanesi?


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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