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      Ma gli avvenimenti della guerra s'andavano incalzando a precipizio, ed interpellato il re al quartiere generale vicino a Cremona, intorno al suo piano strategico, onde Milano potesse agire di conserva, rispose dapprima che avrebbe schierato il suo esercito fra il Po e l'Adda, appoggiando la dritta a Cremona e la sinistra a Pizzighettone, e nel giorno successivo partecipò che sarebbe venuto a difendere la linea bassa dell'Adda fino a Cassano: pensasse Milano alla difesa della linea superiore da Cassano a Lecco.
      Fu allora che il Comitato di Pubblica Difesa, secondando la spontanea offerta di molti benemeriti ingegneri della, città(32), li mandò sulla linea dell'Adda a dirigere i lavori delle fortificazioni, ai quali fu immediatamente dato mano colla massima alacrità - ed a disporre per rompere le strade, per tagliar gli argini, per minare i ponti ecc.
      Proclamò inoltre il Comitato, con decreto del giorno 1 agosto(33), la leva in massa dagli anni 18 ai 40; e chiamò tutti appunto sulla linea dell'Adda sì quelli muniti di fucile, sì gli altri che, non essendolo, dovevano portare con sè zappe, scuri, badili per i lavori di fortificazione di quella linea, per la difesa della quale furono anche richiamate le truppe mobilizzate comandate dal generale Zucchi, e le bande capitanate dal generale Garibaldi.
      La sola città di Milano e suoi Corpi Santi furono esclusi dalla leva in massa, specialmente perchè avvicinandosi il nemico, era necessario di tenere ben presidiata la città e disponibili molte braccia per lavorare nelle fortificazioni di Milano, che erano state progettate il giorno 30 luglio da un consiglio di guerra formato dai generali che erano presenti in Milano, da due ufficiali superiori di artiglieria e genio (Cadorno e Pettinengo) e da alcuni fra i più esperti ingegneri della città.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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