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      Sapeva il popolo quanto esse avessergli giovato nelle cinque giornate del Marzo, ed amava rinnovarle, desideroso di rinnovare con esse le glorie di quei giorni.
      Il Comitato di Pubblica Difesa, che pur avrebbe voluto immediatamente secondare il generoso slancio del popolo, non credette ordinare in quel giorno le barricate, e attendendo a coordinare la propria azione colle mosse dei capi militari, limitossi a farle costruire solo alle porte della città, sebbene non avesse mancato di prendere le opportune disposizioni perchè, dietro il primo segnale, il popolo accorresse alla costruzione delle medesime. Disponeva che gli ingegneri si dividessero fra loro i quartieri della città per sorvegliare e dirigere la formazione delle barricate in modo che carri e cannoni potessero liberamente percorrere le vie, sì che le barricate non fossero d'impedimento all'azione libera del servizio dei cannoni dalle mura all'interno, e del trasporto dei viveri. Con un bando poi il Comitato avvisò i cittadini che la patria era in pericolo, e che il suono della campana a stormo delle Chiese avrebbe annunciato che il momento era venuto per le barricate.
      Non aveva creduto il Comitato di farle erigere fino dal giorno tre, perchè, sull'opportunità della misura non si erano per anco presi i concerti col commissario militare generale Olivieri, concerti necessari onde per avventura al piano di difesa della città, che fosse stato combinato per l'esercito, non controperassero le interne barricate.
      Dovendo qui il Comitato narrare un incidente seguito in concorso del detto generale Olivieri, è necessario, all'intelligenza del fatto, indicare quali funzioni esso, sig.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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