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      Pareva partito preso dal general Olivieri di opporsi ad ogni costo a che Milano si facesse forte delle sue barricate.
      Un'ora dopo giunge la notizia che una batteria era perduta, che un battaglione era stato fatto prigioniero, e che il nemico era alle porte. Allora, senz'altra partecipazione, il Comitato fa suonare le campane a stormo in tutte le chiese della città, fa battere la generale perchè la guardia nazionale si trovasse tutta pronta sotto l'armi ai rispettivi quartieri; e dato appena il segnale dell'azione, cominciò uno di quegli spettacoli solenni e commoventi che bastano a far giudizio di un popolo. Uomini, vecchi, donne, ragazzi di tutti i ceti, di tutte le età, con quella festosa benchè austera serenità che dimostra la fiducia della vittoria, accorrevano a costruire barricate. Verso la mezzanotte del giorno istesso Milano ne era tutta gremita e resa un campo di battaglia inespugnabile. Si leggeva sulla faccia di tutti il desiderio di rinnovare le glorie delle cinque giornate: l'avvicinarsi del pericolo aumentava l'entusiasmo: - chi era in Milano in quel giorno e fu testimonio dello slancio generale del popolo nell'apprestarsi alla difesa, deve deplorare amaramente che gli sia stata imposta una ignominiosa capitolazione! E debbe essersi arco profondamente convinto essere impossibile che Milano rimanga una città austriaca!
      Lo stesso giorno quattro il re entrava in città, fissando in Casa Greppi il suo quartier generale. Uno dei commissarii reali annunziava verso le ore quattro pomeridiane ad un membro del Comitato, che nella sera il re avrebbe mandato a Radetzki due de' suoi generali, ma non fu detto con quale missione.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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