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      La Lombardia più d'ogni altra parte d'Italia deplora tanta sciagura, ma sa di nulla aversi a rimproverare per i lunghi digiuni sofferti dall'esercito. La Lombardia non ha mancato all'obbligo suo di fornire i viveri e può dire d'averli profusi con improvvida abbondanza; e se vi ha lamentanza, questa anzi deve muovere da lei per lo sciupamento disastroso di anti valori, abbandonati pingue preda al nemico, per difetto di opportuni provvedimenti dello stato maggiore e dell'intendenza dell'esercito. La Lombardia però non muoverà un tale lamento se la profusione almeno ha potuto in qualche modo concorrere a diminuire la sciagura, a sfamare alcuno dei nostri soldati italiani.
      Un'altra accusa che sentimmo fare alla Lombardia, gettata parimente avanti come pretesto a quella diserzione che si preparava, è che essa non abbia abbastanza efficacemente concorso alla guerra, e che non abbiano i Lombardi resistito al fuoco nemico nei tre giorni della lotta. Sentimmo noi stessi mossa questa accusa dal piemontese generale Sobrero, incaricato del portafoglio della guerra presso il Governo Provvisorio di Milano, quando già si operava la ritirata dell'armata dal Mincio.
      Noi pure crediamo che la Lombardia avrebbe dovuto concorrere più efficacemente che non abbia fatto, alla guerra dell'indipendenza. Il Governo Provvisorio, ed in ispecie il ministero della guerra, che del resto fu coperto, meno i primi giorni della rivoluzione, da piemontesi, cioè da Collegno prima, e da Sobrero di poi, renderanno ragione all'Italia di ciò che avrebbero potuto fare e non hanno fatto; ed in particolare renderanno ragione come non si sia tenuto conto degli elementi generosi insurrezionali, tutti propri di una guerra nazionale.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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