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      Se il valoroso ed agguerrito esercito piemontese per l'incapacità de' suoi generali fu costretto ad una fuga fatale, come si poteva attendere che avessero a resistere delle truppe fatte da ieri? Quelle poi stanziate sotto Mantova furono travolte materialmente nell'onda dell'esercito che si ritirava, dopo la battaglia di Villafranca e Custoza.
      Del resto non sarà qui inutile rammentare due fatti importanti: l'uno che, quando pur fossero state in maggior numero e di maggior bravura le truppe lombarde, non c'è ragione a credere che più fortunate sarebbero state le sorti della guerra, poichè l'infelice esito di queste si attribuisce da tutti indistintamente all'incapacità dei capi: nè questa poteva ripararsi accrescendo la quantità delle forze a loro affidate, se pur forse un tale aumento non avrebbe contribuito a far più grande la confusione. L'altro fatto a notarsi è che i Lombardi che erano a guardare i passi alpini ed all'armata, erano pure quei dessi che dal giorno 18 al 22 marzo posero fuori di combattimento, nella grande lotta insurrezionale che nel territorio lombardo inaugurò la nostra rivoluzione, più di diecimila soldati austriaci fra morti, feriti e prigionieri: nè chi oggi fa prove di coraggio, dimani muta tempra e diventa codardo.
      Che se parliamo di sacrifici pecuniari, la Lombardia ne fece di immensi. Il solo mantenimento dell'esercito piemontese costò ben quindici milioni di franchi. S'aggiungano le spese di mantenimento e le paghe dell'esercito lombardo; si tenga conto dell'ingentissima spesa di equipaggiamento ed armamento di più di quarantamila uomini, con servizio di quattro batterie e di mille artiglieri: si faccia calcolo delle spese d'armamento della guardia nazionale, e si vedrà che nessun sacrifizio di denaro fu ommesso perchè la causa nazionale trionfasse.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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