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      Sono note le ingenti somme spontaneamente offerte da' privati e i non meno rilevanti valori di oro ed argenti offerti sull'altare della patria. Nè la Lombardia crede di avere fatto molto per ciò: colla coscienza della grandezza della causa, essa aveva pur quella degli immensi sacrifizi; per lei e per l'Italia era una quistione di vita o di morte e la Lombardia l'accettava come tale, pronta a sagrificarsi intera, senza esitanza, senza lamento. Che se più non diede, egli è perchè non le fu domandato, egli è perchè fu ad arte assopito lo slancio di ineffabile abnegazione col quale essa era da principio risorta. E se ancora ha mossa una parola a tale riguardo non è che per respingere un'accusa orribile, immeritata, che troppo grave le pesa, dal partito retrogrado artificiosamente diffusa in Piemonte, per colorire di men trista luce l'abbandono premeditato e voluto della causa italiana.
      A rinforzare l'argomento, dobbiamo notare che a muovere querele di codardia, ai Lombardi nelle aule del Governo provvisorio per preparare il terreno della capitolazione e dell'armistizio, venuti in luce di poi, fu quello stesso generale Sobrero, incaricato del portafoglio della guerra, che insieme al suo degno collega generale Olivieri poneva ogni cura di far apparire che la popolazione di Milano non era disposta alla difesa; fu quel desso che negli ultimi giorni supremi dell'imminente pericolo ostava alle misure le più efficaci a scongiurare la tempesta; e se furono armate ed equipaggiate le bande di Garibaldi, se fu proclamata la leva in massa, se furono erette le barricate, se furono distribuite le armi al popolo, ciò dovette fare il Comitato di Difesa senza il consenso, anzi contro il voto del ministro della guerra, quello stesso che quanto più si avvicinava il pericolo, tanto meno di attività mostrava nel suo ministero, così che ad ogni momento dovette il comitato di Difesa provvedere a ciò che invano veniva reclamato di tutta urgenza nelle sue aule deserte.


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L'Italia e la rivoluzione italiana
di Cristina di Belgioioso
Remo Sandron
1904 pagine 169

   





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