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      Tutte queste incolpazioni, quantunque certamente esagerate, non erano al tutto destituite di fondamento. I prinćpi per cui era stata addotta la rivoluzione francese vedeansi ormai riguardati come massime di utopisti, e chi si fosse provato a ricordarne uno solo, quand'anche fosse stato un eroe, si sarebbe veduto riguardato come un pazzo, e un pazzo pericoloso. La contrada gemea sotto il peso delle imposte, che il governo non si curava di proporzionare ai sussidi di quella: le disonestà, infine, della corte delle Tuilerie e dell'altre da essa dipendenti non erano in tutto sogni della calunnia. Se non che sarebbe stata giustizia l'avvertire che i re legittimi non erano stati nemmen essi esemplari di puro e casto costume; sarebbe stata giustizia lo sceverare in quei racconti il vero dall'esagerato; come pure il porre nella lance del pubblico giudizio le virtù degli uni qual contrapeso de' vizi di alcuni altri. E se un tal genere di ricompenso fossesi ammesso, Milano avrebbe avuto, anzi che no, a lodarsi della famiglia del suo principe; chè la perfetta bontà della viceregina, la principessa Amelia di Baviera, la sua carità, inesauribile del pari che la sua pazienza, la sua rigida pietà, come i candidi e severi suoi costumi, doveano preponderare d'assai su quelle certe leggerezze di cui il principe Eugenio era di certo incolpato, e fors'anco colpevole.
      Fra questa generale mala contentezza ebbe principio la spedizione contro la Russia. Meglio che vensettemila uomini partirono dalla Lombardia, entrante l'estate dell'anno 1812, sotto il supremo governo del vicerè, e quello secondario del generale di divisione Pino.


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Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni e delle cagioni del difetto d'energia dei lombardi
di Cristina di Belgioioso
1847 pagine 218

   





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