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      L'armistizio, che fu sottoscritto di fatti il 16 aprile susseguente, diè poi una formale smentita alle previsioni del conte Méjean; ma il poco intendimento ch'egli in quell'occasione appalesava è ancora scusabile a paragone di quello ch'ei mostra nell'istessa lettera quando si prova a far giudizio della difficile condizione in cui si trovavano posti i suoi signori. Dopo di essersi lagnato che le mosse delle truppe nemiche attorno a Lione intercettavano le comunicazioni, per modo ch'egli era ignaro della marcia dell'esercito imperiale, aggiunge le seguenti parole: "Ma esse non possono ritardarle più a lungo (le notizie di Parigi). E poi, chi sa se le mosse del nemico attorno a Lione non sieno volute dall'imperatore? Per quanto a me, non ne stupirei".
      Nel conte Méjean poneva il principe Eugenio, siccome ho detto, la massima fiducia. Questo prototipo dei cortigiani, degli uomini saliti in alto da abbietta fortuna, che si ostinava a non tenere i successivi e prolungati rovesci degli anni 1813 e 1814, che per effetti dei sublimi, comunque incomprensibili, segreti concepimenti dell'imperatore; e che degli sgraziati eventi d'allora non trovava possibili che questi due scioglimenti: o una splendida e decisiva vittoria riportata dall'imperatore, o un accordo onorato di pace tra l'imperatore stesso e gli altri potentati; con istentato disdegno parlava dei timori di quelli fra' Lombardi ch'erano amici dei Francesi, e delle speranze di quegli altri ch'erano o partigiani dell'Austria o fautori dell'independenza italica; e faceasi dagli uni e dagli altri odiare, perchè si mostrava non mai dimentico di appartenere alla nazione conquistatrice e di trovarsi accasato presso la vinta.


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Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni e delle cagioni del difetto d'energia dei lombardi
di Cristina di Belgioioso
1847 pagine 218

   





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