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      La divisione Palombini fu in appresso richiamata di Spagna, e contemporaneamente con le novelle leve s'incamminò per alla Russia. Ventottomila Italiani raggiunsero il vicerè in Alemagna, e formarono sotto gli ordini suoi una parte di quell'immensa linea militare che distendevasi dal Baltico all'Adriatico. L'esercito degli alleati, più numeroso dell'esercito imperiale, e schieratogli dinanzi, procedeva mentre l'altro indietreggiava. Entrambi giunsero a tal modo, da un canto, fino al Reno, e dall'altro, per a traverso le Alpi, fino all'Adige.
      Ond'ecco il vicerè risospinto di posto in posto, di piazza in piazza, da Mosca a Verona. Le province venete erano invase dalle truppe austriache, quantunque Venezia reggessesi tuttora contro il blocco. La neutralità svizzera poco stette ad essere violata, per lo che i Francesi poterono giustamente temere d'essere assaliti a' fianchi come pure quasi alle spalle; il re di Napoli parea vacillante nella fede dell'alleanza, e il grido che corse bentosto della sua defezione non permetteva al vicerè di volgersi confidentemente a lui. Nè deesi poi sdimenticare che grande era la defezione nell'esercito italiano fra' soldati che appartenevano alle province occupate dall'Austria. Il desiderio di difendere o almeno di proteggere le proprie case, il timore di tirar rappresaglie addosso alle proprie famiglie col rimaner nelle file de' Francesi, si affacciavano allo spirito dei Veneti come tanti motivi più gravi e più sacri, che non fosse il debito di fedeltà ad una causa straniera e ad un padrone parimenti straniero.


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Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni e delle cagioni del difetto d'energia dei lombardi
di Cristina di Belgioioso
1847 pagine 218

   





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