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      Milano era perciò privo quasi di presidio austriaco; e intanto l'esercito italiano, all'un di presso numeroso egualmente, era tuttora in armi. Riunito nel paese compreso tra Mantova e Milano, esso ubbidiva ancora a quegli stessi capitani che tante volte lo aveano guidato alla vittoria contro gli Austriaci. Non richiedeasi di più per indurre i generali italiani a rinfrescare il divisamento concepito alcuni mesi prima, e abbandonato in allora per l'opposizione del generale Pino. Il generale Teodoro Lecchi scrisse al fratello Giuseppe, che stava allora al soldo del re di Napoli, esortandolo a chiedere l'aiuto di quei re pel caso che l'esercito italico insorgesse contro gli Austriaci. Soddisfacentissimo fu il riscontro, perocchè dava formale promessa che il re di Napoli accorrerebbe prontamente in soccorso dell'esercito insorto.
      Fu allora ordita una congiura militare, a cui accederono: i generali Fontanelli (già ministro della guerra), Lecchi Teodoro, Bellotti Gaspare e Demeester, i colonnelli Moretti, Olini, Varese, Pavoni e Gasparinetti, il comandante Cavedoni, l'aiutante maggiore della guardia civica Lattuada, il caposquadrone Ragani, l'ispettore alle rassegne Brunetti, il celebre Rasori, Marchal, oriundo francese, e molti altri ancora, cui troppo lungo sarebbe l'enumerare partitamente. Divisavasi di suonare in una data notte le campane a stormo; al qual segnale i soldati italiani ch'erano in Milano doveano riunirsi tutti in arme, e prima che gli Austriaci fossero risensati dallo stupore in cui quel suono a stormo gli avrebbe immersi, impadronirsi di loro, come pure dei principali personaggi in carica, o vivi o morti.


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Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni e delle cagioni del difetto d'energia dei lombardi
di Cristina di Belgioioso
1847 pagine 218

   





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