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      Era pure preoccupato dal pensiero di quanto si dovea fare dopo occupata la contrada. Egli era stato un lungo tempo ministro, ma ricevea allora dall'alto gli ordini che tramandava al di sotto. Ormai doveva assumersi il carico delle più gravi risoluzioni, e, caso che la fortuna gli fosse contraria, non sapea qual destino avesse ad incogliere e lui e gli amici. Non era già minacciato, come sul campo di battaglia, da una palla di cannone, ma da un processo, dal carcere da una condanna ignominiosa, lo scorno della quale ricadrebbe sopra i suoi figli. Affacciandosegli affollate alla mente tutte queste considerazioni, egli era talmente agitato che, appressatosi al Brunetti per pigliare nella tabacchiera di questi una presa di tabacco, fu dal Brunetti notato il tremito convulsivo della(5) sua mano. Un uomo in tale stato non si pone a capo di un insorgimento, e ben gli sta, chè, volendo farsi indirizzatore, trarrebbe gli altri a perdizione. Fontanelli pertanto si schermì, e vane furono tutte le instanze del Brunetti.
      Ritornatosene questi dai congiurati, e ragguagliatili del rifiuto del Fontanelli, la costernazione si sparse fra loro. Proposero alcuni di sostituire al Fontanelli il generale Teodoro Lecchi, ma questi, mosso per avventura da soverchia modestia, opponeva, non essere il suo nome splendido abbastanza per dare splendore ad una intrapresa di tal fatta; la mitezza ben nota dell'indole sua farlo altronde male acconcio a indirizzare una mossa della fatta di quella che si dovea tentare in Milano, e in cui non si doveva indietreggiare in faccia alla necessità di sbrigarsi ad ogni costo del presidio austriaco; non essere in Milano i reggimenti dei quali potea disporre; doversi lui recare a pigliarli per condurli a quella vôlta quando la mossa fosse stata operata.


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Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni e delle cagioni del difetto d'energia dei lombardi
di Cristina di Belgioioso
1847 pagine 218

   





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