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      Ma perchè mai, con quale pretesto erano essi tenuti in carcere, mentre del fatto di cui erano accusati non constava punto? Si rammenti quella lettera consolante che nel giorno del giudizio era andata in giro per le mani dei giudici, e avea sui pallidi loro volti ricondotto i segni della contentezza e della tenerezza. Quella lettera, scritta dall'istesso maresciallo Bellegarde al presidente della giunta, contenea, siccome ho detto, l'assicurazione delle intenzioni di S. M. di usar clemenza; ma aggiugneva che acciò l'imperiale clemenza potesse brillare in tutto il suo splendore, era d'uopo apparecchiarle un bel campo, una degna occasione. Ond'è che i membri della giunta venivano eccitati a procedere col massimo rigore contro gli accusati, a condannarli ad ogni modo ed alla massima pena applicabile, a fine di lasciare alla sovrana generosità un libero corso.
      Quella lettera, che non sarebbe stata scritta ove il maresciallo Bellegarde non avesse avuto notizia che la giunta non riconoscea l'esistenza della congiura, trasse di angustia i giudici, che mal sapevano porre d'accordo i dettami, alquanto sommessi, della loro coscienza e le ben note brame del governo. Dacchè l'imperatore obbligavasi a non ratificare la condanna che venisse da loro proferita contro gl'inquisiti; ogni scrupolo si dileguava. Se la forza della verità costringevali a dichiarare la non-esistenza della congiura, rimanea però tuttora il reato di non-rivelazione, del quale constava in realtà, e sopra del quale poteasi senza troppa vergogna fondare una condanna anche severa.


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Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni e delle cagioni del difetto d'energia dei lombardi
di Cristina di Belgioioso
1847 pagine 218

   





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