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      Venne regolarmente instituito l'ufficio di censura della stampa, e i due giornali ch'erano allora pubblicati in Milano furono bentosto soppressi per cessare ogni competenza con la Gazzetta di Milano, giornale a cui dava aiuto il governo. I monachi e frati d'ambi i sessi riebbero i loro monisteri e' loro antichi privilegi; e i benefizi ecclesiastici tornarono ad essere una sorgente inesauribile di agi ed anche di ricchezze pel clero.
      Non rimanea più omai nello Stato e nelle leggi vestigio alcuno dei princìpi rivoluzionari pocanzi trionfanti. Non solo era vinta la democrazia, ma niuno degli ordini del popolo era in verun modo partecipe del governo del paese. Nè solo era sbandito il principio della libertà illimitata di coscienza; ma niuno potea pubblicare un pensiero che non fosse in tutto conforme alle particolari dottrine dei censori. Lo spirito del decimottavo secolo erasi affatto dileguato; e il clero tornato non meno potente di quanto ei fosse stato, non dirò ai tempi di Maria Teresa e di Giuseppe II, ma a quelli della dominazione ispanica. Il divorzio era abolito; restituite le antiche linee daziarie, riposta nel pristino suo splendore la nobiltà di nascita; persino i nomi venuti in uso a' tempi della rivoluzione e del regno italico per indicare i varii corpi dello Stato o le parti diverse del territorio aveano dato luogo ai nomi disusati del precedente secolo.
      Ma non istavano già in questo i guai della Lombardia. Perdendo repentinamente tutti i beni acquistati duranti i moti rivoluzionari, e ridotta all'andazzo antico delle istituzioni meramente monarchiche e dei pregiudizi di cui siffatte istituzioni sono, al postutto, l'espressione, la Lombardia avea perduto altresì ogni reliquia d'independenza, ogni segno d'una propria esistenza.


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Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni e delle cagioni del difetto d'energia dei lombardi
di Cristina di Belgioioso
1847 pagine 218

   





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