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      Affranto dall'età e dalla malattia, accerchiato dagli altri suoi figliuoli, ma sempre affisato col pensiero in quello che avea perduto, ebbe gli ultimi suoi giorni pieni d'angosce e d'affanni. Pareagli continuamente di vedere agenti di polizia appressarsi al suo letto e porre le mani or sull'uno or sull'altro de' suoi figliuoli. Voler parlare, diceva, al direttore generale, volere accertarlo che niuno de' suoi congiurava, voler supplicarlo di lasciarlo morire in pace. Nè quel tremendo delirio cessò che allo spegnersi in lui della vita.
      Null'altro mi rimane a dire intorno ai fatti dell'anno 1821, o nulla almeno di cui io possa accertare l'esattezza e che sia ignoto tuttora al pubblico; perocchè non la finirei più s'io volessi narrare l'infinito numero degli aneddoti che corsero per le bocche degli uomini intorno ai tormenti inflitti ai prigionieri, e alla fredda crudeltà dei giudici. Avrei dovuto per avventura riferirne alcuni per additare tutte le cause dello sgomento ormai generale in Lombardia; ma non volli farlo, perocchè mi parve essere sofficiente, anche per ottenere questo intento, la verità incontrastabile.
      La storia delle congiure lombarde non è già chiusa con la congiura del 1821. Quando la Francia bandì nuovamente le massime che avea recate giù dall'Alpi nell'anno 1796, l'Italia credette che un governo democratico, fondato sopra l'osservanza dei dritti d'ogni cittadino, dovesse sforzarsi di avere attorno altri governi fondati sopra analoghi princìpi, e non potesse, senza nota di follía, rassegnarsi a lasciar occupare l'Alta-Italia dall'Austria.


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Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni e delle cagioni del difetto d'energia dei lombardi
di Cristina di Belgioioso
1847 pagine 218

   





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