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      La pestilenza ha percorso in un anno gran parte d'Europa, ma l'Italia che finora ne andò esente provò invece i funesti effetti del terremoto all'una e all'altra estremità, e nel centro; e la pestilenza stessa che la minacciava da nord, ora con più furore sembra che voglia attaccarla dirigendosi verso l'ovest. La prima di queste due calamità percuote l'uomo, e la seconda l'opera specialmente delle sue mani; e se contro l'una non è mai valsa l'umana forza, contro l'altra non valse finora l'umano ingegno.
     
      Articolo I.
     
      Del Terremoto.
     
     
     
      Dopo il fatale terremoto delle Calabrie nel 1783, che però fu limitato a quella sola estremità d'Italia, e nella quale circostanza apparve una nebbia permanente, che si diffuse su gran parte d'Europa, consimile a quella vedutasi nella scorsa estate, oltre a piogge rossastre di sostanze terree; non trovo altro maggior flagello e più universale per l'Italia nostra menzionato nelle storie, che nell'anno 1117. Sotto quell'epoca, leggo negli Annali d'Italia del celebre Muratori. "Il Papa nel mese di marzo ebbe non poche inquietudini e travagli. I Romani ribelli a poco a poco tornarono alla divozione ed ubbidienza del Papa. Funestissimo riuscì quest'anno all'Italia: vi si fece anche sentire un terribil tremuoto, di cui simile non restava memoria. Vidersi ancora nuvoli di color di fuoco e sangue, vicini alla terra, con fama ancora di sangue piovuto dal cielo, e servirono tutti questi successi a far più che mai desiderare la pace colla Chiesa."
      Già fino dall'anno scorso aveva io stesa una lunga Memoria in cui fra le altre cose trattava delle piogge rosse, e delle nebbie secche, o esalazioni straordinarie: Memoria che si sta pubblicando ora negli Atti della Società Italiana; ed in quella stessa occasione ho steso un breve articolo sul terremoto che venne inserito nel Giornale di Verona intitolato il Poligrafo (Fascicolo XIX, gennaio 1832). Allora certo non mi ammaginava che l'Italia fosse per avere una visita così improvvisa e funesta; per cui mi era limitato a pochi cenni, dai quali però risulta col confronto dei fatti ultimamente avvenuti, che l'apparire di fuochi nell'aria in occasione di terremoti, sia un fenomeno si può dire costante, consultando le antiche relazioni; quando però la più viva luce del giorno, od altre circostanze non impedissero di poterlo osservare.


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Del terremoto del Cholera e dell'aria cattiva
di Angelo Bellani
1832, pagine 59

   





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