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      Si parla frequentemente di elettricità condensata nelle viscere della terra, quando che si può ad ogni momento provare coi nostri strumenti più sensibili, che per quanto si supponga coibente il suolo, il fluido elettrico vi si disperde rapidissimamente, e massime negli strati inferiori in generale più umidi, e contenenti altre materie più deferenti: è nell'aria che l'elettricità può condensarsi, ma la terra non è che passiva rispetto all'atmosfera.
      Negli Opuscoli scelti di Milano, T. XIV, pag. 426, si trova a questo proposito un estratto del Saggio sull'uso de' pozzi presso gli antichi, specialmente per preservativo de' tremuoti di D. G. D'Ancora: Saggio da consultarsi da un antiquario, ma non da un fisico.
      Il fenomeno di nebbie di natura diversa dalle comuni; ed oltre ai suoni sotterranei, ed ai fragori nell'aria, il fenomeno specialmente di accensioni nell'aria somiglianti all'infiammazione del gas idrogene più o meno puro, lo trovo confermato in tutte le relazioni alquanto dettagliate dei terremoti avvenuti per l'addietro, massime nelle ore notturne; e molti degli incendj che si sono attribuiti in quelle circostanze a cause ordinarie, potrebbero ben essere derivati dalla combustione di quel gas all'aria aperta. Cavallo nel suo Trattato completo di Elettricità, tradotto in francese nel 1779, pag. 384, fa menzione di palle di fuoco ossia globi di fuoco, che qualche volta si sono veduti sulla superficie del mare nel tempo di un terremoto. Ma limitandomi ai soli casi più recenti, e spettanti alla sola Italia che si trovano registrati nel sopra indicato Giornale di Opuscoli scelti sulle Scienze e sulle Arti, che si continuò a pubblicare per lunga serie d'anni in Milano per opera particolarmente dell'egregio Abate Amoretti, trovo che nel T. IV, Osservazioni sul tremuoto sentitosi in Siena nel gennajo del 1781, del P. Della Valle, l'Autore dice "che appena terminata la scossa più gagliarda, mi affacciai alla finestra, e benchè il tempo fosse bujo e piovoso, allo scontro del campanile S. Francesco, che è imbiancato, vidi da terra esalarsi una grande quantità di vapori addensati, nei quali si scopriva il resto di una fiamma languida, che allora pareva spenta, non senza esalare particelle sulfuree". Il giorno seguente osservò con altri alzarsi verso le ore quattro della sera dal seno di una valle, grandissima quantità di vapori, nel cui centro era una colonna quasi di fumo e di fiamme, (si sa che la combustione dell'idrogeno genera acquei vapori come il vocabolo stesso lo indica) durò un minuto e mezzo, e si seppe che a quella volta non era stato a quell'ora acceso alcun fuoco.


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Del terremoto del Cholera e dell'aria cattiva
di Angelo Bellani
1832 pagine 59

   





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