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      Torno a dire dormirete impunemente nell'affollatissimo ridotto, di cui l'aria è sì dannata dal vostro stromento, che non lo fareste probabilmente senza pagarne il fio all'aperto di una risaja, della campagna di Roma, e senza andar tanto lungi delle spiagge di Colico vicine al nostro lago, della riva di Chiavenna, ecc. ne' quali siti, benchè non ne abbia fatta la prova, ardisco predire che l'aria non sarà trovata dall'eudiometro tanto guasta quanto quella de' sepolcri.
      Per eludere in qualche maniera quest'istanza delle febbri e malattie che si dicon propriamente d'aria cattiva, voi ricorrete forse ad altri elementi, cioè all'acqua che vi si beve al genere di vita inattiva e torpida di quegli abitanti, all'umido, che accresce la floscezza delle fibre, ecc. Ma ditemi come mai un passeggero per il solo dormirvi alcune ore ne è invaso da quella febbre che diciamo d'aria cattiva? Io vi so dire che alla riva di Chiavenna ne' mesi di luglio e d'agosto due ore di sonno generano in chicchessia o tosto, o a capo di pochi dì una febbre, e appena si trova chi ne vada esente, se ha mai l'imprudenza di cedere al lusinghiero e quasi irresistibile invito di dormire in quelle spiaggie malaugurate. L'aria dunque indipendentemente dalle altre cose non naturali si vuol accagionare di questa morbosità; ma pur quell'aria, il ripeto, non si troverà la più infelice alla prova dell'eudiometro. Dunque tali elementi non segnabili da quest'istrumento concorrono a render l'aria malsana.
      Questo riguardo alle arie morbose.


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Del terremoto del Cholera e dell'aria cattiva
di Angelo Bellani
1832 pagine 59

   





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