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      Vi supplico a compatire a mio riguardo quel povero arciprete, il quale se è fastidioso, è ancora più buono, ed ha tutta la buona volontà di riuscire grato con quelle stesse premure, che per avere un esteriore poco aggradevole, invece di piacere ributtano. Ricordatevi della carità, e soffrite in pace un vecchio infelice, al quale non rimangono più che pochi anni, e forse anche pochi mesi di vita. Vorreste abbreviarglieli? Egli è tale con voi, che ogni vostro riguardo anche minimo lo consola, lo conforta, e gli riempie di consolazione la sua vita meschina.
      Salutatemi tutti tutti quelli, che sapete essermi grati, cioè quelli che vi frequentano, e dite loro, che benché io non li nomini tutti particolarmente, ciononostante li tengo tutti vivamente fissi in memoria, in ispecie quelli fra essi, da' quali ho ricevuto delle cortesie ed attenzioni.
      Abbracciatemi poi il caro Checcuccio, e riveritemi la dolce Costanzina, per la quale la mia penna è sempre pronta, quando abbia bisogno di qualche altra stroffetta per canto. Nella mia lettera perduta, io faceva a questi cari vostri figli una lunga predica sul mio vecchio stile: in questa non ci cape; e perciò ricordino quel che ad essi diceva quando io vivea fra voi.
      Addio, mia buonissima amica: ricordatemi a Mammà, a Flavio e credetemi
     
      V. aff.mo a.co G. G. Belli.
     
      LETTERA 13.
      A FRANCESCO SPADA - ROMATerni, 7 ottobre 1820
      Caro Checco
      La tua del 6 settembre fu la ultima lettera che io ricevei a Ripatransone, ed in essa non mi parlavi affatto delle ricerche da farsi a Fuligno. Io poi partii di là il dì 11, dopo il qual giorno non ho più saputo né puzza né odore di quelli paesi. Se dunque tu mi scrivesti altra lettera, sarà ancora alla posta. Certo è però, che se io avessi a tempo saputo il tuo desiderio, ti avrei servito fedelmente, copiando io medesimo il testo, non perché lo avessi fatto meglio ma perché ci avrei impiegato la diligenza e il fervore dell'Amicizia.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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