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      Mi chiedete dettagli più particolari dell'abilità de' musici, e della qualità della musica di Spoleto. Voi forse riderete, se io vi risponderò, che non mi ricordo il nome dello spartito, né del suo compositore. Ma questa mia dimenticanza vi darà qualche lume, facendovi conoscere, che la bontà dell'opera ottenne da me tanta attenzione quanto bastava per farmi giudicare lì per lì del merito delle cose parziali, e poi scordarmi del tutto. Se però debbo dar retta ad una rimembranza confusa, che me ne è rimasta, l'opera mi pare che fosse il Matrimonio per concorso, ed il Maestro Nicolini, Farinelli, o cosa simile diminutiva. La composizione mi parve però abbastanza mediocre circa al musicale: riguardo al poetico, assolutamente cattiva. Le parole mi fecero nausea, e la condotta non la capii. La prima donna benché manchi di alcuna consonante, pure in Roma non dispiacque tanto, una volta che cantò da soprano ne' Maccabei di Trento. Aveva allora qualche grazia di dire, ed un non so che di piacevole nella voce. A Spoleto non la trovai più quella, e non mi fece né caldo né freddo, benché il difetto della lingua, non compensato da altra vernice, mi portasse piuttosto al freddo che al caldo. Questa è la Sig.ra Paris, e di lei vi basti. Il tenore è un ragazzo di Volterra, dove ha moglie e figliuoli. A me sembrò sguaiatello assai, e voi ne giudicherete meglio, perché più di me ve ne intendete. Egli non è assolutamente pessimo, ma a me... che so io... - Delli due bassi, uno è un cannarone, il quale ha una voce di bagherino Romano, e l'abilità di un cantore di esequie. L'altro è il Sig. Liparini padre vecchio della brava Liparini, che adesso sta figurando sulle scene di Europa nelle opere buffe. Gli allori della figliuola, e qualche foglia secca degli antichi suoi proprj fanno insieme fatica per meritargli indulgenza a quel pochissimo, di cui può egli adesso far dono.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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