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      Fra queste e simili riflessioni presi la penna e composi tutti d'un tratto i versi che qui vi trascrivo. Essi sono debolissimi, perché spremuti quasi per forza di desiderio da un ingegno illanguidito troppo dalle infermità. Oltrediché arriveranno tardi, essendo già scorso il giorno, in cui avrebbero dovuto già essere giunti al destino. Cionostante io ve li mando, e li mando a voi, perché con la vostra bella enfasi, e con quel tuono di materna tenerezza, li declamiate in mia vece a Mariuccia, alla presenza di quelle persone che l'amano.
      Persuadetevi che la idea di vedervi e di udirvi sarà per me nei prossimi giorni la più schietta consolazione in questi luoghi solitari, dove non penso che alla casa nostra, da cui debbo così spesso distaccarmi per ritrovar la salute. Abbracciatemi Papà, e zio.
      Salutatemi tutto il resto della famiglia e ricordatevi sempre del vostroaff.mo genero G. G. Belli
     
      Tra le sorelle che gli stan intorno,
      Espero già coll'amoroso lumeVa all'occidente ad annunziare il giorno.
     
      E tremolando sulle incerte piumeGià coll'ampolla di rugiada piena
      Vien l'alba fuor dalle marine spume.
     
      Seco uno stuol di zeffiretti menaChe d'aliti soavi e molli fiori
      Spargono il Cielo, che biancheggia appena.
     
      E già l'Aurora dagli antichi amori,
      Sveltasi a forza di Titon suo fidoRiconduce alla terra i suoi colori.
     
      Tutti gli augelli già lasciano il nido,
      Escon le belve dalli suoi covili,
      Vengono i pesci a trastullarsi al lido.
     
      E l'agnellette dalli chiusi oviliTratte all'aperto accoppiano i belati
      De' suoi custodi alle zampogne umili.
     
      Tornan le vacche ai pascolari usati,
      E muggendo richiamano i vitelliChe van dispersi a folleggiar sui prati.
     
      Là il saltar vedi de' puledri snelli,
      Là il cozzar miri de' gelosi arieti,
      Qui l'anitre tuffarsi ne' ruscelli.
     
      Ah! poi che tanto gli animanti lietiRende il bell'astro quando imprimer suole


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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