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      Ecco il sonetto per voi, e quello pel nostro Sig. Giuseppe. Se serviranno, vi prego che se ne osservi dallo stampatore esattamente la ortografia, e la interpunzione. Circa i titoli, fateci quelle sostituzioni che meglio credete, purché non siano troppo verbose. Pregate poi il Sig. Voltattorni perché io non sia nominato appiè del sonetto, che ho scritto per lui. Il nome dell'autore non è necessario: che se per la superiore approvazione non se ne potesse far senza, ci ponga il suo, se vuole, od un altro a sua scelta.
      Il malanno da me sofferto sulle coste non mi ha ancora permesso di star curvo per finire il vostro prospetto. Quante volte però vi bisogni intanto quel disegno dell'Architetto, potete chiedermelo, non avendone io che una mediocre occorrenza.
      Questa è la terza lettera che vi diriggo. Adesso ci calzerebbe a capello un bocconcino di risposta, per provarmi che vi ricordate del vostro vero amicoG. G. Belli
     
      P.S. I saluti a Gabriele etc. etc. etc. ci s'intendono.
      oggi ho miseria di carta
     
      LETTERA 21.
      A GIUSEPPE NERONI CANCELLI - S. BENEDETTORipatransone, 13 settembre 1821
      Mio carissimo amicoAppena ordinato il mio piccolo bagaglio, mi accingo ad occuparmi degli uffici da me dovuti all'amicizia, che mi lega con Voi. Queste prime parole sono per se stesse abbastanza chiare per dimostrarvi che io piglio da voi congedo, nel momento in cui sto per abbandonare questa provincia, e le buone persone che vi ho conosciute. A Ripatransone no, pel suo clima, ma a S. Benedetto avrei desiderato passare il prossimo autunno, e l'inverno, e la seguente primavera; e voi già lo sapete: ma una lega di molte e diverse combinazioni mi costringono a recarmi sollecitamente nell'Umbria, e quindi per novembre a Roma; dove poi voglio aspettare o la salute o la morte. La parte maggiore di simili combinazioni è per me dolorosa: la minore mi è al più indifferente, riguardo agli effetti che mi potrebbe produrre.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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