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      Dalla banda della strada, ove questo palco sorgeva, non avendo il terreno né muro, né fratta, né altro riparo, ma divallando in un declivio molto precipitoso, vi era stato tirato giudiziosamente uno spaghetto rinforzato, il quale per tutto il tratto della strada veniva a misurare distanze sostenuto da politi bastoncelli conficcati in terra, in quella guisa appunto che noi piantiamo i mazzuoli per le civette. Colpito dall'apparecchio, dimandai che significasse. "E che, mi fu risposto, non lo saccete, che se fa la carriera?" - Tra lo strepito di chitarroni e tamburelli destinati a rompere il capo a S. Niccola ed a me, e fra due lunghe file di banchetti coperti di corone e di santi dipinti e non dipinti, io passai per un vicolaccio chiamato lu corso, ed arrivai in piazza grande dove sta la locanda, in cui io aveva creduto di dovere albergare. Là trovai tutto l'esercito provinciale sotto le armi, vestito in istretto uniforme, coi gomiti ricusciti di filo bianco sopra un fondo oscuro sì, ma così turbo, che non se ne poteva riconoscere la tinta. Vi si era amalgamata la patina del tempo, che a poco a poco tutte le cose fa di un colore. Ogni soldato aveva sul berrettone un mazzetto di erba a piacere; e con bella varietà qua verdeggiava la paretaria vicino all'alloro, e là presso alla mortella il diuretico crescione. Tutti poi cingevano spade, di cui almeno vedevansi le guaine ed i pomi; ed imbracciavano certi archibugi fabbricati al tempo di Cimosco. Chi volesse essere un poco satirico direbbe che due di essi portavano due fucili da caccia, quasi avessero a fare con passeri o con merlotti.
      Tutto ad un tratto ecco un bisbiglio. Il popolo si ritira, si presentan le armi un po' per volta e passa un frullone carico zeppo di magistrati e di fanti di palazzo. Avrei piuttosto giudicato essere quello il carro di Nettuno vistolo così tirare da sei enormi storioni: ma il suo andare per terra, e l'abito di chi vi era portato mi persuasero diversamente.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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