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      I magistrati erano sei; i postiglioni tre; e li donzelli quattro: in tutto capi n. 13. Il vestiario della magistratura consisteva in tutto quello che si aveva potuto ritrovare di meglio per la Città, benché gli si potesse rinfacciare un tantinello di difformità: ma queste sono inezie da passare sotto-cappotto. La livrea della corte di un vivacissimo rosso sporco traeva risalto da certi cappelli bordati di carta d'argento, e fatti, per dartene una idea, sulla forma delle antiche galee della Santa Lega. Uno de' quattro donzelli portava una tromba ad armacollo. Partito il corteggio a briglia sciolta, poco dopo si udirono dieci colpi di mortaro, e quindi a non molto arrivarono tre barbarissimi barbari con un passetto castellano piuttosto veloce, benché di tratto in tratto si fermassero a riprendere fiato. Vinse un bajo scodato, il quale servate le debite ceremonie, toccò sei buoni scudi di premio per le mani della reduce Magistratura. - A un'ora e mezzo di notte s'incendiò la macchina, la quale rappresentava una cosa che non si capiva ma che era molto bella. Il fuoco fu brillantissimo, malgrado che certi eretici pretendessero che non si potesse soffrire. È però vero, che un disgraziato girello, invece di girare a cerchio, sbagliò moto, e andava ciondolando come un pendulo di oriuolo. Imprudentemente allora mi fuggì di bocca: ve' ve' ecco il pisciabotte! e tosto un soldato, di que' due dal fucile da caccia, mi si accostò gravemente, e mi domandò cosa fosse questo pisciabotte. Io gli risposi senza sgomentarmi essere un certo negozio del paese mio. Egli allora si approssimò al palco de' Magistrati, ripeté le mie stesse parole le quali parvero persuaderli; e la cosa finì così. Ma se per mia disgrazia io dava di naso in un magistrato o meno benigno, o più bestiale di quello, vedi, caro Checco, a quale rischio io mi ero esposto per non frenare la lingua.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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