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      E si è fatta menzione della mia canzonetta da brindisi, e del buon trattamento che ricevemmo, e dell'allegria che godemmo. Bel tempi! Non sai? Ne' conviti artistici ancora si canta quel brindisi, che qui tutto conservano in copia. Vi sono al mondo certe ineziole più fortunate di qualche altra grave cosa, cui il capriccio del destino concede vita e favore. Nel riscontro primo che mi darai dopo questa partecipami preciso il tuo indirizzo, onde io possa valermene in caso uguale a quello dell'attuale spedizione. Per questa volta manderò il latore mio amico all'Accademia di belle arti; o presso il Sig. De Pecis onde imparare la tua dimora. A proposito! Come va che Tenerani mi dice il Sig. De Pecis non chiamarsi D. Giovanni siccome tu mi dicesti, ma invece il Conte Eduardo De Pecis? Ce ne son forse due?
      Dopo questa disgressione torno al proposito raccomandandoti il mio amico, da cui avrai la presente. Esso è un buon ometto, e mezzo parente di Mariuccia, mentre i genitori del di lei genitore Ab.e Conti erano regnicoli, nati in un paese anzi in una città detta Aquila, patria del mio raccomandato. Se vorrà egli vedere qualche cosa delle più belle di Milano, dirigilo; mi obbligherai. Egli viaggia con due coniugi baroni ungaresi amicissimi del Card. Fesch, protettore suo, e promotore della sua carriera ecclesiastica. E siccome nel far conoscere le persone si principia dal nome loro, così io per uniformarmi all'uso finirò col dirti chiamarsi egli l'Abate Giuliani.
      Nella nuova Piazza del Popolo si è innalzata una statuaccia di Ceccarini rappresentante un Nettuno somigliante piuttosto ad un moderatore del vespertino passeggio de' cocchi della nostra sbadigliante nobiltà. Incontro ve ne andrà un'altra peggiore rappresentante Roma. Di ragione. Se un Dio è stato sì da lui maltrattato, cosa doveva aspettarsi chi non fu giammai Dea, e più non è Donna?


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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