Pagina (93/963)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Demeriti morali forse non mi macchiano, né stupidità mi avvilisce. Una malattia mi ha rimosso alcun tempo dall'uficio: ma questo ha recato più danno a me che allo Stato; ed altronde i miei pregiudizi economici erano già stati all'Amministrazione o compiuti o ben preparati quando Iddio mi chiamò a rovinarmi viaggiando gl'interessi per salvarmi la vita: iatture da me sostenute senza querela, e non implorando dai Superiori fuorché quello che lo stesso morbo da per sé mi accordava, o mi avrebbe concesso la morte; dico assenza dall'uficio.
      Ma v'è ben altri, che, senza morbo, non per mesi ma sempre è lontano: eppure per solo merito di fedelissima assenza ha ottenuto nel ruolo quegli stessi vantaggi, che le fatiche, le promesse e i disastri a me non seppero mantenere. Tutto questo è vero; ed io lo dico a Lei perché pel rispetto da me dovutole mi piace farla consapevole di quanto si muove nell'animo mio, disposto sì alla preghiera onde ottenere giustizia, ma sì ancora al coraggio di metter doglianze sulla negligenza e sullo avvilimento in che mi veggo tenuto.
      10 maggio 1826.
      Giuseppe Gioachino Belli
     
      LETTERA 58.
      ALLA MARCHESA MATILDE ROBERTI SOLARI - LORETO[22 agosto 1826]
      Vorrei darvi notizie, ma qui poche ne corrono perché questo è tempo di tregua, e la natura e la sorte sembrano riposare. Quando si riscioglieranno o avranno finito le vacanze allora avremo di che intrattenerci sugli avvenimenti mondani.
      Intanto vi dirò cosa che di già forse sapete. Questo Messer Giovanni Paterni, uomo sufficientemente asinario, nato in maledicta Narnia trasportato qui dal tempo cattivo, e salito a grado di molto seguito e dipendenza; quest'uomo, rispettabile portatore di enormi brillanti sullo sparato imbuculare; quest'onestissimo gabelliere di bolli da pesi e misure; questo delicatissimo dispensator di bocconi, o imbeccature, o strozzi che siano, quest'onorato impresario mercatante di corna e faville nelle giostre e pirotecniche veglie romane; a mal grado dell'introdotto velario nel Mausoleo di Cesare Augusto, luogo destinato al cornificio diurno ed ai notturni sfavillamenti con fiacca imitazione benché gentile dell'antico velario Flavio, scarso profitto ricavava dall'aumentato prezzo d'ingresso al doppio spettacolo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





Stato Amministrazione Iddio Superiori Gioachino Belli Messer Giovanni Paterni Narnia Mausoleo Cesare Augusto Flavio