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      Un altro, che io dentro di me chiamo il Balafré perché è concio nel muso come il Duca di Guisa, la prese per la strada del tabacco: Ne gradite una presa? - E io: Grazie, e viso duro. Se accettavo era finita, perché tabacco preso, amicizia fatta: questo è un assioma sociale.
      Brava gente, ed anche istruita! Nel passar da Nepi seppe dire che quell'acquidotto porta a Roma l'acqua di Trevi, sotto alla quale terra noi passeremo domani, dopo valicate aspre montagne che l'acqua salta a piedi pari. Già tutti sanno, e chi non lo sapesse lo impari, che l'acqua di Trevi viene da Trevi Umbra dove si muore di sete. Che se i condotti romani accennassero un'altra direzione, si chiude gli occhi e col cervello si rivolgono a qual punto cardinale si vuole.
      Buona gente, e anche civile! Ieri sera a cena tutti dicevano che bisognava proferire agli altri, mettere in precedenza agli altri, insomma favorire il Signore (cioè quel dalle falde più lunghe: io); e però tutti e otto mi dicevano in concerto: si servisca, soré. E fra la verità del vino chi mi diede la notizia stupenda che il granturco ha chiesto al Papa il passo libero per Ripagrande perché fa la guerra col Re di Moscovia; chi mi narrava le ricchezze che il padre aveva lasciato a loro dodici fratelli di due madri, specialmente in vacche che ne aveva quindici. Ogni persona che sappia di conti, trova con poca fatica che toccò una vacca e un quarto a fratello. - Quale mi dava gli indizii per distinguere l'olio buono dal cattivo, il più sicuro de' quali faceva consistere nell'assaggio; e quale finalmente alzandosi da tavola mi ruttò assai urbanamente in faccia, e servì per saluto.
      Che ti pare? Veh mihi, beato me! Ma io mi serro in una camera solo, ma io ho un buon libro, ma io sto in umore di godermeli. E questi tre riserbi li metto qui per calma di chi, per dannata ipotesi, dubitasse della realtà della buona compagnia che il cielo mi ha largita.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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