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      Or ora a Terni. - Dalla presente arguisci della mia salute.
      Saluta tutti, dentro e fuori; particolarmente chi ci favorisce la sera di qualunque età e sesso, e chi è talora la sera da me incomodato: dico gli eccellenti inquilini del primo strato calcareo del Signore del Piombo.
      Mille baci a Ciro, e mille a te. Io sono il tuo
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      LETTERA 91.
      A MARIA CONTI BELLI - ROMA[Foligno, 12 settembre 1828]
      Te l'aveva detto io, Mariuccia mia? L'avrebbe capito un tonto che in quell'ottavario d'orzaroli si annidava grande dottrina. Questa mattina all'alba abbiamo avuto una lezione di fisica e poi subito appresso un'altra di filologia. Sin ch'è stata notte si è mantenuto quel silenzio in cui gl'ignoranti e i dottori fanno una stessa figura: ma non appena il sole è comparso ad illuminare i cocuzzoli delle montagne della Castagna, che tosto una simpatia, esistente senza dubbio fra gli esseri di questo sublunare, mettendo in consonanza e in mutuo rapporto la interna luce morale de' miei novaresi e domodossolani colla esterna luce fisica di lassù, han tutti e otto principiato a dar fuori con bei ragionari che un francese tradurrebbe col nome illustre di Caquet. Il Sole è stato definito per un fuoco, il fulmine per un altro fuoco, e l'acqua per una cosa che non si sa veramente cosa sia ma che è nemica del fuoco; e all'acqua e al fuoco il Signore dia loco. E i fiumi vengono tutti dal mare, e, grandezza di Dio!, vi ritornano tutti: perché il mare è una gran quantità d'acqua, più alta delle montagne: e però va su su e poi scende giù giù; e non è più salata perché le montagne son dolci! Povere Colonie se se ne accorgono i caffettieri.
      E molti torrenti non arrivano mai al mare perché si perdono per la secca, perché quando la terra è secca non viene acqua che non si lecca. E l'acqua in francese si chiama Aò, ha risposto un altro dottore degli otto: e così è stato che dalle investigazioni naturali si passasse con belle transizioni alle disquisizioni dialettiche.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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