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      Vidi Torricelli che mi volle seco la sera e la notte in una sua villetta. Combinò tutto così bene che la mattina si trovò pronta la carrozza onde proseguire il viaggio. Voleva disfare la mia scrittura e tenermi con lui per una settimana. Egli e Bertinelli ti salutano.
      Passai da Fano molto a buon'ora, e appena potei lasciare alle Zuccardi (che anch'esse ti salutano) le carte di Pippo per Marcolini. La Battaglia è tuttora lì. - Ho qui veduto Ferrari che ti dice mille cose. Mariuccia mia, ti scriverò da Milano dove, salvo errore, sarò la sera di venerdì 19. Saluto tutti tutti e ti abbraccio con Ciro mio.
     
      LETTERA 93.
      A MARIA CONTI BELLI - ROMADa S. Ilario, 17 settembre 1828
      Cara Mariuccia
      Bisognerebbe far spolverare le fratte almeno tre volte la settimana: così diceva oggi seriamente il mio orzarolo colle falde lunghe, vedendo a destra e a sinistra tanta polvere ch'era una miseria. Chi avrebbe mai pensato a un simile mezzo-termine, ho esclamato io tosto, con una certa rispettosa cera da spaventato! Siete bravo assai, Sig. Andrea. -Non saprei, ha risposto il Sig. Andrea, dimenando la testa, i fianchi e tutta la persona come un'anguilla di Comacchio: Non saprei, a me m'é piasso sempre d'entrà dentro in nelle cose; ma poi so' un ignorante perché la diollogia la sanno li scultori che leggheno tutti li libbri. - Oh vedete mo quanta sagacità e umiltà unite insieme come una minestra di riso e cavoli! Così mi piacciono gli uomini! Sapere, e nascondere; che questi altri saputelli sputaperle per lo più non sanno neppure dove il diavolo tiene la coda, cosa così chiara che basta chiederne a un caudatario, te ne dice tanto da farti dottore. Dio volesse però che il comandare le feste toccasse una volta al mio artebianca (che fa pure il fornaio a socero) sarebbe così sempre giorno di lavoro, e le cose camminerebbero meglio, che adesso, bisogna dirlo, è una babilonia.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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