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      Ma almeno allorché la perversità de' tempi vorrà permettertelo, procura di prendere qualche poco di svario. Anche qui la stagione va strana. Allorché arrivai, trovai freddo; poi il tempo parve rivolgersi al buono: da qualche giorno però sono tornate acque, venti e stravaganze. Intanto io sto coperto della mia lana, e non soffro di simili variazioni. L'appetito regge e le guance pare che si rigonfino alquanto. - Io stesso ho secondato i tuoi sproni su Publio onde fissi con la madre la mia dozzina. Egli però soffre di una porzioncella di quella indolenza che rimprovera nel fratello Icilio; questo non nuocendo nulladimeno alle di lui buone qualità. Ma spero che lo farà quanto prima e te ne darà ragguaglio. Egli già non è affatto capace di dolo; perciò solamente per tuo avviso ti faccio sapere che la vettura sin qui con tutte le spesette straordinarie di viaggio fu da noi due pagato a metà. Col vetturino verolano avrebbe pagato lui avendoci affari particolari. Ma questo motivo non sussisteva più con un altro conduttore. - Vedremo cosa saprà fare quel capo-d'opera di Vulpiani. Io credo che se egli si approfitterà della ospitalità che noi già gli offrimmo per un mese, non ci sarà lecito di tirarci più indietro. Dio volesse che ciò potesse contribuire a far risorgere i di lui affari onde migliorino anche i nostri con esso. Ma particolarmente in queste circostanze di tempi, chi sa! - Dimmi un poco: trovasti un tomo del Giraud che Publio lesse la sera antecedente alla nostra partenza? Mariuccia mia da' mille baci a Ciro nostro, e benedicilo. Amami poi e credimi il tuo P. che ti abbraccia di cuore.
     
      LETTERA 121.
      A MARIA CONTI BELLI - ROMADi Veroli, martedì 14 giugno 1831
      Di molta soddisfazione mi sarebbe riuscito e mi riuscirà quandunque sia il vedere il carattere del nostro caro Ciro ed in esso una prova del di lui ben essere.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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