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      Ma poiché, siccome benissimo tu dici, una lettera, per quanto breve la si voglia, egli da per sé non potrebbe né concepirla né farla, così sono contentissimo che ciò accada allorquando la necessaria assistenza ti resterà meno incomoda a prestargliela. Intanto abbraccialo di tutto cuore per me. - Publio mi risponde che egli ti ha scritto nell'ordinario scorso, cioè sabato 11. Sul proposito però della mia dozzina non ha fatto fin qui nulla, e questa mattina alle mie istanze assai premurose opponeva l'essere a me facilissimo l'offrire quello che mi paresse secondo la proporzione del trattamento che io vedo farmisi. Il trattamento è quale in una famiglia si può desiderare; ma che io mi avanzi a fare offerte o contrattare su ciò che deve non solo risguardare un interesse mio personale ma la stessa mia propria delicatezza, lo vedo oltre le forze del mio carattere. Quindi alle nuove preghiere da me avanzategli affinché accomodi egli questo affare secondo il già convenuto concerto, mi ha promesso che certamente lo farà, e che tu poi senza complimenti conchiuderai a piacer tuo. Circa al Sig. Bochet, qualora dietro buona giustificazione tu avrai sborsato del denaro al di lui raccomandato, per altrettanto di meno accetterai e pagherai l'ordine, se mai te lo spedisse per l'intero senza prima essersi con te chiarito sui pagamenti anteriori. Io mi ricordo assai bene che quando Vulpiani disse di voler venire a Roma, aggiunse che avrebbe seco condotto il figlio Domenico. Per lo che la nostra offerta non avrebbe oggi cambiato termini. - Non saresti per avventura stata un po' troppo generosa col Dottore in proporzione del numero delle visite? Nulladimeno non trovo a ridire su quel che hai creduto di fare, tanto più in riguardo alla buona ed amorevole cura da lui usatami. - In casa Falconieri è difficile che la conversazione si regga.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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