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      Un collo di camicia col baffetto, un gilè colla ciancicatura, un fazzoletto col bughetto rispettato. Etc. etc. etc. Il trattamento poi di cibarie è quale la estrema scarsezza di questo paese può farlo ottenere migliore e non burlo. La mattina cioccolata: a pranzo minestra tre cose e talora più: quindi caffè: e la sera si ripeterebbe altrettanto ma io vado assai piano (*). Onde procurarsi però il vitto da fornire la tavola, dice la Sig.ra Nanna (e la credo) che deve quasi metter gl'impegni. Le carni scarse e non troppo buone; rarissimi polli, erbe quasi nessuna: insomma un paese senza industria e senza coltura. Quindi carissime le vettovaglie che conviene disputarsi in piazza un coll'altro e incettarle anche prima che arrivino. E la Natura pure produce qui come altrove! Or figurati se è ora così che il governatore attuale vi ha in qualche modo provveduto, cosa sarà stato prima, che il forno spesso mancava di pane; non vi era mai mercato, si vendevano con fraude quasi tutte le carni morticine del territorio, e il pizzicarolo non teneva fuorché cacio pecorino, merluzzo salato, e salacche tarlate. Pure qui tutti contenti in questo paese.
      Venendo ora alla dozzina, sul serio, computata colazione, pranzo, cena, e se volessi merenda: computato l'alloggio, il lume, il consumo di biancheria, la lavatura e stiratura, e la servitù, qui dove tutto si ha caro e con difficoltà, non mi pare eccedente. Già non vi starò neppur molti mesi per mille ragioni municipali, ed atmosferiche, e civili. Mi basterebbe ricuperarvi perfettamente la salute, e poi ambulo. Col dimorarvi ho scoperto un clima di un'incostanza infernale: certe strade che sembrano scale dell'ultimo piano del Palazzo Poli; e poi certi abitanti... e poi certi speziali... Basti dire che il primo fra questi è un doratore, che di cento medicine ne tiene in bottega una dozzina al più; e spesso manca di cassia; e quando l'ha, se non gli tenete sempre gli occhi addosso e vi divagate un tantino, traffete vi ci ficca la mela cotta, o l'acqua, o il diamine che se lo porti: e ciò per aumentare il peso senza diminuzione del fondo di farmacia.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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