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      Quanto siamo curiosi noi uomini! Io non l'ho ancora veduto ma se con me fa il pallone assaggerà il mio bracciale.
      Io non ti dirò, Mariuccia mia, di essere già senza danari affatto, ma fin qui non è stata che una continua svenarella per tutto e in mille maniere. Quindi se tu volessi dire a Biscontini che disponesse il Sig. Rossi, la Signora Rossi, o chi crede, perché mi si somministrasse della moneta alla mia richiesta, mi faresti piacere. Io poi segno sempre ogni baiocco che mi esce di mano, e buttarne non ne butto davvero. Forse un altro al fine del giuoco se n'uscirebbe col risparmio di qualche scudo in meno di quello che spenda io, ma in me vi sarà un po' di troppo onde non farmi guardar dietro: spreghi, però, no davvero. La carta è finita. Ricevi mille baci di Ciro che ti chiede la benedizione, e saluta Antonia, Domenico, i di lui figli, Annamaria, etc. etc.
      Sono il tuo P.
     
      LETTERA 164.
      A FRANCESCO SPADA - ROMADi Perugia, 2 luglio 1833
      Mio carissimo Checco
      Che ti potrei più dire intorno alla tua lettera del 31 maggio? Ella è rimasta nell'uficio postale di Terni fino a jeri, per quante premure io abbia fatte colà praticare, appena seppi da Mariuccia che tu mi ve l'avevi spedita. A quest'ora la tua Ode o è stampata o sta per esserlo con que' ritocchi che il tuo buon gusto non può, via facendo, non averti suggeriti. La ode è bella, tenera, gentilissima, e tu lascia poi stare che la sia o classica o romantica, qualora pure i romantici e i classici non abbiano un cuore di diversa natura. Dovunque parla la verità con parole convenienti al soggetto e alla situazione, lì è bellezza ed effetto immancabile, o che la inspirazione venga di Germania o di Grecia. Le muse son figlie della Memoria, e la Memoria moderna ha ben altre da contarcene che non quella di Pericle e d'Augusto. Perché andare al tempio della Gloria per una sola via e sempre per quella?


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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