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      Vergognandomi io pertanto di assumere gli uficii del consolatore con Uomo tanto a me superiore per animo e senno, vi farò ripetere due parolette da Seneca, del quale niun saggio che viva sdegnerebbe considerarsi discepolo:
     
      Res humanas ordine nulloFortuna regit: spargitque manu
      Munera carca, peiora forens.
     
      Io però mai non soglio meravigliarmi de' fausti successi del malvagio, sommati in confronto de' buoni eventi del virtuoso, e sempre su ciò vado ripetendo a' miei amici che delle due strade aperte agli umani desiderii per giungere al loro scopo, l'inonesto può batterle entrambe, mentre non avendo scrupoli di mettersi su quella del torto gli è pur sempre libero l'andare per quella del dritto: laddove all'onest'uomo non essendo scelta da fare non può egli giungere al bene che per un solo cammino. Pare quindi assai naturale in questo, come in tutto il resto delle umane cose, che più sono i mezzi e più facile il fine. Certo è nulladimeno che a' vostri qualsivogliansi mali peggior rimedio non potevate apprestare che quello di avvolgervi lo spirito fra i sepolcri e fra le tante scoraggianti idee che offre la Morte; seppure bello e virtuoso pensiere di scemare qualche male alla umanità soffrendo non vaglia esso solo a bilanciare in voi tutto il disgusto che deve venirvi dal quadro il più luttuoso della nostra caducità. Ma io temo che voi leverete quella vostra potente voce, e sarà indarno. Alcuni radicali pregiudizii, e peggio se fomentati da malinteso spirito religioso, prima di svellersi intieramente dall'indurito suolo della società, deve passarvi sopra gran ferro di tempo, e gran fuoco di filosofia. Il primo sempre lavora ma nel senso solo di distruzione dove non venga aiutato dalla luce dell'altro. Il Mondo vi pare filosofo? Appena nelle società più civili io conterei un centesimo di uomini civilizzati.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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