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      Bacia per me i tuoi cari figli, e quando li condurrai ad infiorare la tomba materna, tra le mani tenerelle di quello, che dovrò io tenere al sacramento della confermazione, poni un fiore di più, con l'animo che sia gittato sulla pietra in pietosa memoria della mia afflitta amicizia.
      Il tuo G. G. Belli
     
      LETTERA 227.
      A CIRO BELLI - PERUGIADi Roma, 8 dicembre 1835
      Mio carissimo figlioRispondo io per la tua mammà alla lettera che tu le inviasti il 28 novembre. Ad entrambi noi piace assai di udire le tue promesse di un maggiore impegno nell'esercizio delle scale musicali. Lo conosco, quegli esercizi sono alquanto aridi e poco gustosi, ma senza di essi, Ciro mio, non si può davvero giungere alla perfezione del suono. Insomma, nella musica come in ogni altra arte o scienza gli elementi riescono sempre duri e difficili, ma, superati quelli, per ogni grado di pena sofferta se ne guadagnano mille di soddisfazioni e di gloria. Non prevedi tu, Ciro mio caro, il diletto che procurerai a te stesso e agli altri allorché adulto e desiderato potrai far mostra de' tuoi talenti in un adornamento che la moderna educazione tanto aggradisce? Se tu non avessi a sapere che la sola musica, saresti un soggetto molto comune: con la unione però di più solidi fregi, i quali saranno gli studi del tuo collegio, quella della musica farà di te più risalto. Mi pare avertelo detto altre volte: nei momenti di fastidio per gli ostacoli di qualunque progresso bisogna pensare al riposo e al bene futuro; e questa idea non puoi credere quanto alleggerisca i travagli presenti. Io parlo per esperienza; ed ho mille volte provato la realtà di quanto ti vo' dicendo. Spesso anche a me sembra spinoso un lavoro: ebbene, io allora chiudo gli occhi, e con quelli della mente trascorro a vagheggiare i successi che me ne possono derivare nell'avvenire.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





Belli Roma Ciro Ciro