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      Ho letto la pistoletta del Santo-petto S. B. - Potrebbe farmi miracoli, getterebbe l'opra ed il tempo. Caratterizzato un uomo, tutti i suoi attimi prendono il colore del suo carattere. Io sono irreconciliabile, e chi ha offeso un mio amico ha vituperato me, perché io considero nell'onore tutti i viventi obbligati in solidum. La lettera è bella e dolce, di quella venustà e mollezza che spiravano le lettere di quel morto capo-di-setta che ti sorrideva e pugnalava.
      A proposito del Malvica, nominato più sopra, rimandami per qualche occasione il suo-mio libro di epigrafia etc. Ti abbraccia il tuo B.
     
      [In foglio a parte il sonetto al Malvica:]
     
      Immagini di vita, o Ferdinando,
      Pegni di voluttà fur gl'imenei,
      Infin che arriser più benigni DeiA questo di virtù suol venerando.
     
      Ma da che Italia nostra è messa al bando,
      E fra l'onta di barbari trofeiNacque in lei morte e par viver in lei,
      Chi môve all'ara de' môver tremando.
     
      D'onor, di senno e carità ripieno,
      Se da sposa feconda avrai tu figli,
      Pensa a qual terra li deponi in seno.
     
      Terra povera d'armi e di consigli,
      Terra cui mai non sorge un dì sereno,
      Terra di servitù, terra d'esigli.
     
      LETTERA 232.
      A CIRO BELLI - PERUGIADi Roma, 12 gennaio 1836
      Mio carissimo figlioHo molto piacere che tu sia rimasto contento degli oggetti da noi inviati per tuo uso pel recente Capo-d'anno. È stato quel che si è potuto fare tanto in vista delle regole del tuo Collegio che non permettono oggetti di lusso, quanto per rispetto delle circostanze de' tempi in cui la stessa prudenza non concede che si pensi a troppe superfluità, riuscendo anche difficile il far fronte ai puri bisogni. In ogni modo, abbiti, Ciro mio, in quelle cose un testimonio della nostra premura per te; e vivi sicuro che noi faremo sempre tutti i nostri sforzi affinché non ti manchino oneste soddisfazioni, in premio della diligenza che ti raccomandiamo incessantemente ne' tuoi doveri.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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