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      Tu non devi pensare per ora che ad acquistare virtù ed istruzione, e le rimanenti cure per la tua felicità non verranno in noi giammai a diminuirsi. Tu formi l'unico oggetto di tutti i nostri pensieri, affinché un giorno tu possa benedire la nostra memoria. Se non avrai ricchezze da sfoggiare e insultare gli sguardi del Mondo, spero che ti avremo preparato un miglior patrimonio di onore e d'istruzione, che ti procacci una vita tranquilla e modesta fra l'approvazione e la stima degli uomini. Tutto in terra perisce, tutto, Ciro mio, fuorché il decoro di un'anima elevata, schietta ed ornata di salda cultura; e fino l'invidia e la malignità de' malvagi giungono a render poi giustizia ad un merito reale che non si smentisce da se stesso. Ti voglio convincere della bellezza della virtù e della forza che questa esercita anche sugli uomini viziosi. Sai tu cosa è la ipocrisia? È un'imitazione attenta e studiosa di tutto ciò che le umane azioni hanno di buono e di lodevole. Ebbene, la ipocrisia è un vizio perché assume falsamente un esteriore virtuoso onde ingannare. Ma non vedi tu dunque che lo stesso vizio confessa così il bisogno di nascondersi sotto le spoglie della virtù? Non si chiama ciò un vergognarsi della propria bruttura? Non si scopre in quell'artificio la superiorità che tutto il Mondo è forzato a concedere al giusto, all'onesto? Se pertanto la virtù può parere bella talvolta anche simulata, perché non vorremo noi acquistare la realtà che non ha d'uopo di fraudi per sostenersi a fronte di tutti gli eventi? L'ipocrita, l'impostore fatica per apparir virtuoso, ma l'uomo onesto lo sarà e per sentimento altrui e per propria coscienza; e la coscienza è il primo giudice che noi dobbiamo rispettare e temere.
      I primi suffragi di noi stessi li dobbiamo ricercare in noi stessi.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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