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      Prof. Colizzi, unito alle speciali mie insinuazioni, ti abbia fatto impressione. Così è, mio caro Ciro, noi non ci troviamo più nello stato in cui sembravamo posti dalla Provvidenza. Ma comunque vadano le cose, benediciamo sempre la Mano che regola le sorti degli uomini, vedendo quanti stan peggio di noi benché forniti di molto maggiori meriti che noi non abbiamo. L'onore, Ciro mio, ci terrà luogo di splendore e di lusso. Una vita modesta e virtuosa può consolare l'uomo cristiano e ragionevole da tutti gli attacchi e le inimistà della fortuna. Tu sei determinato a calcare una strada di rettitudine. Iddio benedica le tue savie intenzioni. Né io mi stancherò mai nel procurare il tuo maggior bene, assistendoti assiduo e vigilante sino a che il Mondo possa conoscere i frutti de' tuoi travagli e rimunerarli. Allora io sarò vecchio, e tu renderai a tuo padre le cure ch'egli avrà prestato alla tua fanciullezza. Questa è la giusta vicenda de' doveri di famiglia: il più debole deve ricever protezione dal più forte. Il debole ora sei tu: presto lo sarò io, se il Cielo vorrà conservarmi tanta vita da vederti uomo formato ed abile al disimpegno degli obblighi sociali.
      I nostri pochi ma buoni amici ti rendono mille saluti e insieme coi nostri parenti ti augurano un felice capo-d'anno. Fa' tu altrettanto in mio nome co' Sig.ri tuoi Superiori, ringraziando spezialmente l'onorevole Signor Rettore delle confortanti parole aggiuntemi appiè della tua lettera. Di' anche molte cose amichevoli per me al Signor Tancioni, e fallo contento di te. Alla Sig.ra Cangenna e al Sig. Bianchi ho scritto particolarmente nel passato ordinario. Ti abbraccio, figlio mio caro, e ti benedico di cuore, pregandoti da Dio ogni felicità.
      Il tuo aff.mo padre.
     
      LETTERA 279.
      A GIUSEPPE NERONI CANCELLI - S. BENEDETTODi Roma, 15 febbraio 1838


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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