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      Domenico però è afflitto per la recente perdita che ha fatto della Madre, la quale egli amava moltissimo.
      Segui, Ciro mio, a studiare con fervore e diligenza: te ne troverai un giorno contento. Abbi cura della tua salute, sii buono, amami, e ricevi mille abbracci e benedizioni del tuoaff.mo padre.
     
      P.S. Attualmente io sto passabilmente bene.
     
      LETTERA 282.
      AD AMALIA BETTINI - VENEZIADi Roma, 22 marzo 1838
      Cara Amalia,
      il mio silenzio, rimproveratomi più volte in vostro nome dal nostro Ferretti, eccolo oggi compensato da una lettera lunga quanto una quaresima; seppure possa chiamarsi risarcimento un infarcimento di ciarle che o spacciate in prosa o in verso non perdono mai la loro papaverica natura. Troppo mi sono però taciuto con Voi, mia affettuosissima amica, perché in sul primo riaprir della bocca io potessi impedire a tutti questi strambotti il precipitarmisi fuor delle labbra come un branco di pecore o d'altri animali meno innocenti, addensati all'uscio che toglieva loro l'aria e la luce. Da molto tempo io sentiva il bisogno di consacrarvi esclusivamente un'ora di parole oltre le tante ore che voi occupate nel mio pensiero. Ma se noti vi sono in parte i motivi dolorosi che tutto han cambiato il tenore della mia vita, mi perdonerete l'esser questa ora giunta sì tarda. E quando mi sarà concesso il desiderato conforto di rivedervi in questa città e di tornare alle dolcezze della vostra compagnia, vi istruirò allora del mio stato di fatica e di isolamento. Intanto io non perdo uno de' vostri passi né de' vostri successi. I comuni amici, i viaggiatori, i giornali, tutti io vo' interrogando per saper notizie della carissima Amalia, sì ricca d'ingegno e di cuore. Non mi dite lusinghiero. Perché lo sarei? A un omicciuolo mio pari non sarebbe lecito vagheggiare scopo né premio di adulazione, quando anche foste voi donna da potersi adescare con simili mezzi, troppo inferiori ai meriti degni d'interessarvi a pro di chi, possedendovi, sapesse farli valere con delicatezza.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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