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      Se allora tu possederai virtù solide e meriti reali, gli uomini te ne daranno il compenso; ed io giunto al termine della mia carriera potrò chiudere gli occhi nella consolazione di lasciarti felice. Ah! quanto allora benedirai la provvidenza per averti ella concessa la volontà di applicarti all'esercizio de' tuoi doveri! Tranquillo e onorato non dovrai arrossire né di te né de' tuoi genitori. Segui pertanto con ardore ne' belli tuoi studi, tutti nobili e utilissimi, per non dir necessarii. Godo molto di udire essere in te venuto il piacere della lingua latina. Rènditela, Ciro mio, famigliare questa illustre lingua, e sappi che negli esami per essere ammesso a questa romana università si deve rispondere in latino. Ciò per tua norma. I parenti, gli amici e gli antichi nostri domestici ti salutano. Tu riverisci i tuoi Sig.ri Superiori e gli amici nostri perugini. Ti abbraccia e benedice il tuo aff.mo padre.
     
      LETTERA 285.
      A GIACOMO FERRETTI - ALBANODi Roma, 12 maggio 1838
      ore 6 1/2 pomeridianeMio caro Ferretti
      Pranzava io questa mattina allorché un famiglio, o bidello, o portiere della Soprintendenza de' tabacchi mi ha recato la tua di jeri piena di liete e di non liete notizie: relative queste ultime alla tua cianca ed alle convulsioni della Sig.ra Rossi. Il dottore già deve conoscere quest'ultima cosa perché l'ultima volta che lo vidi in di lui casa (e fu mercoledì 9) aveva tra le mani una lettera di Rossi. Immagino che quell'avvenimento non vi sarà stato obliato dallo sposo scrivente. In tutti i modi farò di trovare Maggiorani e lo spronerò alla partenza, la quale, accadendo, accadrà in mia compagnia, quandoché sia, e così sia. - Io entrai in pena per l'acqua di jeri che forse poté sorprendere in viaggio le tue pellegrine che ebbi il piacere di aiutare a salire in carrozza. Già, si sarebbe bagnato il legno e non esse; ma pure ho udito a dire che i viaggiatori non desiderano acqua fuorché in rarissimi incontri.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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