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      Sono il tuo Belli
     
      Orsolina ha il petto indurito a destra. Teme.
     
      LETTERA 295.
      A GIACOMO FERRETTI - ALBANODi Roma, 1 giugno 1838 al mezzodì
      Mio caro Ferretti
      Ieri sera, a due ore di notte, un quidam in abito verde-aspetta, col pistagnino di velluto nero-pallido, bussò alla porta di mia casa. Io dimandai: chi è? - Amici. - A questa bella risposta aprii e mi udii chiedere se fosse in casa il Sig. Luogotenente Belli. - Belli sì, e il luogotenente no, io risposi. - Dopo non poche parole si venne a concludere che il quidam aveva in tasca una lettera per me, trovata da lui (egli diceva) all'albergo della Palombella. Trovata! Come! Trovata! - Insomma era la tua del 30 maggio. Fatta la consegna il Sig. latore non se ne andava, ma si diffondeva sulla porta in complimenti disinvolti franchi e sugosi, come quelli del figlio del Sig. padre. Mi venne l'inspirazione di offrirgli la mancia per l'incomodo, ma una altra inspirazione non meno persuasiva mi diceva: non gliela dare, perché infine l'esteriore del quidam tanto poteva imbarazzare una offerta quanto poteva compromettere un vado-liscio. Vinse la inspirazione del no, e in compenso feci lume per le scale, onde colui non si facesse male.
      Buggiarà la tua gamba e glielo dico di cuore. Ah! se ne avessimo quattro da far due leva e due metti!
      Annamaria si va tranquillizzando. Sta bene e così tutti.
      Quando questa mattina mi enumerava i saluti da darti per tutta la famiglia, quel biricchino di Peppe ha finito il discorso dicendo: e a Gigio.
      Pare fermo che verremo domenica: Zampi, la moglie ed io; e per compiere la carrozzata pensa il tuo compare di aggiungerci il Goto-Checcomaria. Tuo fratello mi darà un involtino per te, forse.
      Ho visitato Rossi. Come è vegeto! La moglie non era vestita, perché son ito mattino. Mi ha mostrato la cartella o il portafoglio del Mago.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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