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      Servi. La moglie di Michele ha situato il pacco Serviano sulla sua toelettina, specie d'altare inviolabile donde nessun'altra mano ardirà rimuoverlo se non la destra del compagno di Baldassare e Melchiorre. E Annamaria e Carolina in lingua semicristiana, e Peppe in lingua strona, dicono salute a te, alla tua fungofaga, alla tua dischiomata, alla tua pidiscellosa e st'antr'anno sposa, alla tua astratta e al tuo novello Pergamino
      Perso - etrusco - caldaico - latino.
      Tutte le quali impertinenze, uscite dalla boccaccia sprocedata di coloro, io intendo non approvare, e ci protesto sopra e sotto, e di qua e di là, e dentro e fuori,
      Però ch'io non vuo' guai co' superiori.
      Io venero, stimo e rispetto tutti i singoli miei padroni e le mie padrone, e prima di metterli in ridicoloO mi fo sbudellare o infilo un vicolo.
      Bada, Ferretti mio, al tuo colon, al retto, al cieco, al digiuno, etc. E se credi che alcuni cibi ti faccian maleNon te li far venir su per le scale.
      Orsolina ha acquistato un altro buco per una nuova suppurazione. Savetti dice che la faccenda vuol esser lunga. Ella soffre, il marito tarocca, la balia dà mezza zinna, e presto forse la darà intiera. Progetti svaniti: guai a cavaceci.
      Ho raccolto una sporta di saluti, rispetti, inchini, sorrisi, parolette, di qua, di là, da donne, da uomini, amici, parenti e benefattori. Te li mando tutti in un fascio, come sarebbe un pot-pourri, un millefiori, un cappon di galera. Danne uno spicchio a cadauno de' tuoi, serbando la tua porzione per te oltre le mollichelle del piatto. Piatto fa rima a Gatto. Ebbene il tuo gatto vive in tranquilla e anacoretica solitudine, fornito a dovizia di vettovaglie o vittuaglie, secondo le varie lezioni del Cesari, del Cecilia, e del Marola e dell'Azzocchi, quattro pinacoli di Monte-Glossario.
      Né a' tuoi canarini vien penuria di canapuccia per consolarli del cantar tuttodì senza che orecchio gli ascolti, siccome ballava la ebrea di Balzac nell'eternità del deserto teatro.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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