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      E quando, sfuggiti noi dai complimenti dell'Octroi passavam sotto alle eterne pietre del Colosseo, non mancò il nuovo Abelardo di spiegare alla novissima Eloisa come quel gran palazzone tutto a finestre fosse stato espressamente fabbricato da un altro re più antico di Don Michele per farci martirizzare i santi martiri che non volevano rinnegare la fede come la rinnegano a tempi nostri i tanti e tanti settenari delle sette inventate dal diavolo e dalli francesi. E la cara donnetta prese come doveva le sette per 5 + 2 = 7 con giudiziosissima equazione da piazza Montanara.
      Giunto io appena parlai con Annamaria, le parlai di voi tutti e di Peppe Battistoni. Ella e i suoi Pazzi stan bene, salutano e ringraziano. Quindi subito diramai personalmente le tue lettere allo Zampi e a tuo fratello col quale ho poi parlato questa mattina. Avrai sue notizie.
      Ti mando una stampa che può servirti nel tuo consiglio di liquidazione. Dimani ti spedirò il Cesare del Cecilia.
      Salutami quell'una e indivisibile triade del conte Dandolo e il Conte Dandolo e il dottor Fava, dottissimi e gentilissimi uomini.
      Salutami la tua filoatmosferica moglie.
      Salutami Ser Cuppetana e Padron Battifolle.
      Salutami la feroce Orsolina e il tremendo Tonino, e di' alla madre di Tonino se ha e dove lo tiene il cotone da far le sue calze, e dove anche tiene la roba e il modello pei corsè.
      Queste dimande vengono a Lei da Balestra.
      Sono in somma frettail tuo Belli.
     
      LETTERA 336.
      A GIACOMO FERRETTI - ALBANODi Roma, lunedì 30 luglio 1838
      (ore 6 pomeridiane)
     
      Mi giunge, caro Ferretti, la tua di ieri sera. Dovrebbe aver seguita questa trafila. Da te ad Albites, da Albites a Casciani, da Casciani a De Belardini, da De Belardini a Belli; e Belli da De Belardini l'ha avuta, cioè dalla serva di De Belardini. Orate pro nobis.
      Ho dimenticato nella mia di questa mattina, n° 41, di dirti che Annamaria s'incaricò del procurare il pronto ricapito del tuo foglio all'Ansani mediante il canale de' di lui giovani, lavoranti ne' nostri contorni, da lei ben conosciuti.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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